Responsabilità sociale d’impresa e creatività: un binomio fondamentale per il sistema moda.

Coniugare la creatività del settore tessile con la responsabilità sociale dell’impresa. Questo l’obiettivo di CREAtiVITÀ - La moda che crea valore nel rispetto della vita, iniziativa organizzata nelle scorse settimane da Icea (Istituto Certificazione Etica e Ambientale) e dall’Associazione Culturale Hoferlab, a cui ha preso parte anche RadiciGroup con la relazione “La responsabilità socio-ambientale lungo la filiera, dalla chimica al tessile”.

L’iniziativa, come ha spiegato Paolo Foglia, responsabile Icea per il tessile, «ha voluto proporre un dialogo tra i rappresentanti delle imprese e dei lavoratori, le istituzioni, le organizzazioni non governative e i decisori politici sulle ragioni e le opportunità di promuovere l’agire etico dell’impresa quale elemento strategico per migliorare il valore competitivo delle imprese italiane del settore tessile e abbigliamento».

La tavola rotonda, partendo dal ricordo delle vittime dell’incidente accaduto il 24 aprile 2013 in Bangladesh – in cui oltre 1.100 lavoratori, in prevalenza donne, persero la vita nel crollo dello stabilimento del Rana Plaza – ha chiamato in causa imprenditori e manager di aziende, creativi e stilisti. A loro è stato chiesto di riflettere su come i modelli di produzione debbano essere rivisti alla luce della centralità del rispetto dei lavoratori e dell’ambiente, e su come la sfida della competitività passi anche da strategie di creazione del valore nel rispetto della vita.

Rana Plaza, forse la più grande tragedia industriale moderna per dimensioni, è stato un punto di svolta, per tutti. «Questa ricorrenza, a un anno di distanza, è stata un'occasione preziosa per discutere di un tema che i nostri media hanno trascurato, occupandosene poco e male» - ha affermato Aurora Magni, Presidente di Blumine/Sustainability-Lab e moderatrice della giornata. - «Il sistema italiano avrebbe sia le capacità produttive e creative, sia un sistema di regole per formulare e percorrere soluzioni che permettano al nostro capitalismo di uscire dall'assedio.» Numerose le riflessioni emerse dai diversi interventi. A partire dalla consapevolezza di come sia necessario mettere al centro del dibattito sulla moda sostenibile la dignità della vita dei lavoratori e il concetto di giustizia, elementi per troppo tempo compressi da un sistema produttivo iniquamente competitivo. Si è poi sottolineato come la regolamentazione Europea del Made in stia facendo progressi e come ciò rappresenti non solo un valore in sé ma anche il segnale dell'efficacia degli sforzi compiuti dal sistema moda italiano negli anni, per la tutela dei valori. Si è parlato di quanto la trasparenza sull'origine delle materie e dei processi sia fondamentale per la valorizzazione dei prodotti italiani, di come la lotta alla contraffazione sia una responsabilità importante per il sistema moda italiano, per la protezione sia dei marchi che della legalità, anche nel senso della protezione dei lavoratori (alla base della contraffazione c'è il lavoro illegale).

A portare la propria esperienza durante la sessione pomeridiana dedicata al tema “pratiche di responsabilità delle imprese italiane”, con RadiciGroup anche Cangiari, Atelier Marras, CLASS Eco Hub, Miroglio Textile e GUCCI.

«Un approccio aziendale sostenibile non può prescindere dall’incorporare nella propria strategia di business la responsabilità sociale,» - ha commentato durante il suo intervento Filippo Servalli, direttore Corporate Marketing di RadiciGroup - «si tratta di un tassello fondamentale. Così come fondamentali sono la trasparenza, la coerenza e la concretezza d’azione. Ritengo che in tutti i business, non solo in quello tessile e dell’abbigliamento, l’agire etico oggi più che mai rappresenti un elemento in grado di migliorare concretamente la competitività di un’azienda. Creare valore nel rispetto della vita, dell’ambiente, dei lavoratori, per un’impresa è un dovere, al di là di ogni retorica.»

«In tema di sviluppo sostenibile» - continua Servalli - «il nostro Gruppo si è dato delle linee guida ben precise. Prima tra tutte, quella di agire sul fronte della sostenibilità in maniera concreta e trasparente. Da monte a valle della nostra filiera industriale, mettiamo al centro dell’attenzione la misurazione sistemica e rigorosa di indicatori non solo ambientali ed economici, ma anche di indicatori relativi a diritti umani, pratiche e condizioni di lavoro, società, responsabilità di prodotto, come da linee guida della GRI. Se poi parliamo in modo specifico di prodotti, la nostra strategia green comprende tre assi di sviluppo: biopolimeri, in particolare bio-poliammidi ottenute parzialmente o totalmente da fonti rinnovabili, riciclo post industrial e post consumer, eco design di prodotti ottenuti da fonti tradizionali.»

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