Il futuro del tessile. Se n’è parlato a TEX 2020.

È stata una due giorni di studio e approfondimento sul futuro del tessile quella di TEX 2020, evento tenutosi la scorsa settimana a Busto Arsizio (15 e 16 novembre), che ha visto coinvolte aziende, università, studenti, istituzioni e consumatori.

Si è tornati a parlare di tessile dunque, focalizzandosi, durante la prima delle due giornate,  sul tema sostenibilità e salute. Con il convegno nazionale “Il tessile da sostenere: rispettoso della salute e dell’ambiente” - durante il quale è intervenuto tra gli altri anche RadiciGroup - l’Associazione Italiana di Chimica Tessile e Coloristica (AICTC) ha voluto fare chiarezza sulle norme obbligatorie in tema di sicurezza derivanti dall’attuale legislazione europea e sulle indicazioni contenute nel rapporto Detox di Greenpeace, con particolare attenzione alle criticità tecniche. In una sua nota istituzionale, la stessa AICTC ha posto attenzione su una situazione davvero paradossale. Oggi nel comparto tessile si assiste ad un’ “asimmetria  operativa”, una marcata differenziazione tra le impegnative condizioni poste dall’UE agli operatori tessili per lavorare in Europa nel rispetto dell’ambiente, della salute e della sicurezza di lavoratori e dei consumatori, perseguendo un’etica d’impresa, e quanto invece accade fuori Europa, in particolare in Asia, dove le normative sono decisamente meno stringenti. Non solo.  A questo si aggiunge il fatto che i tessili importati subiscono pochi controlli, in alcuni casi addirittura nessuno. Ed ecco il paradosso: tale asimmetria operativa, unitamente all’assenza di reciprocità nei controlli e nell’immissione dei prodotti sul mercato, porta ad una “non tutela” della salute dei consumatori tessili italiani ed europei, e ad una “non tutela” dell’ambiente e dei lavoratori Extra-UE. «Quello della sicurezza è un tema di assoluta centralità,» - ha affermato Filippo Servalli, Marketing Manager di RadiciGroup intervenuto al convegno - «un elemento dal quale nessuna industria, indipendentemente dal settore, può prescindere. Se poi si parla del comparto chimico, la responsabilità e l’impegno sul fronte più ampio della sostenibilità diventano davvero centrali. Perché centrale è il ruolo che questa nostra industria ha nell’inventare nuovi modi di produrre e riciclare, nuovi materiali sostenibili, nuove idee all’insegna del rispetto dell’ambiente. C’è bisogno di concretezza e chiarezza, a 360 gradi.»

«È necessario convincere i mercati con motivazioni concrete e credibili a scegliere e premiare i prodotti green» - ha continuato Servalli -. «Nel caso del nostro Gruppo per esempio, garantire sostenibilità, sicurezza a parità, in alcuni casi addirittura superiorità, di performance del prodotto è fondamentale. La nostra politica, dal settore chimico a quello plastico, sino a quello delle fibre sintetiche, pone al centro dell’attenzione la misurazione sistemica e rigorosa di indicatori non solo ambientali ed economici, ma anche di indicatori relativi a diritti umani, pratiche e condizioni di lavoro, società, responsabilità di prodotto.»

Interessanti gli spunti di riflessione emersi dall’intervento di Aurora Magni, Presidente di Blumine/Sustainability-Lab:  «la credibilità di un’impresa, unitamente ai prodotti, ai servizi che realizza e vende, è essa stessa creatrice di valore economico. E negli ultimi anni anche la credibilità in fatto di rispetto ambientale e sociale è misurata, tanto da diventare oggetto di valutazione delle agenzie di rating incaricate di rassicurare gli investitori. Perdere di credibilità è pericolosissimo.» E a tale proposito la Magni ha citato quanto avvenuto alla periferia di Dacca in Bangladesh lo scorso 24 aprile, quando il Rana Plaza Building, palazzo che ospitava negozi e laboratori tessili a Savar, è crollato causando la morte di oltre 1.000 addetti al tessile. «La cronaca di questi mesi » - ha commentato la Magni - «ci ha aggiornato in merito a come hanno gestito la situazione quei brand che de localizzavano la propria produzione affidandola ad aziende insediate nel palazzo. Alcuni inizialmente hanno negato, altri hanno subito  assunto le proprie responsabilità versando somme ad indennizzo delle vittime. Tutto registrato nel web. Anche da questi comportamenti i consumatori acquisiscono informazioni su un’azienda, sui suoi valori. Gestire con responsabilità la propria supply chain. Questo è l’impegno che noi consumatori dobbiamo chiedere ai brand globali.»

TEX 2020 ha visto poi la sua seconda giornata focalizzarsi sul convegno "Dress Care Ecohabitus" dedicato ai giovani consumatori del tessile e momento conclusivo del progetto DressCare, un lavoro durato un anno e che ha coinvolto i ragazzi di alcune scuole di Varese e di Bari con l'obiettivo di educare ad un consumo più critico e sostenibile dei prodotti tessili.